Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Asteridae
Ordine: Asterales
Famiglia: Asteraceae
Genere: Carthamus
Zafferanone – Carthamus tinctorius L. – il nome deriva dall’arabo kortum e
dall’ebraico kartami che significano colore.
Fiori: minuscoli, giallo-arancione, riuniti in grandi capolini solitari; appaiono in estate. Sono circondati da vistose brattee che terminano con filamenti a ciglia. I petali sono utilizzati come sostitutivo dello zafferano, oppure per colorare stoffe, produrre cosmetici o ricavarne la cartamina, usata dai pittori. Caratteristiche: specie annuale, alta da 10 a 60 centimetri, dalle foglie oblunghe, dentate e spinose, ricche di vitamina C. Foglie e semi contengono un enzima in grado di far cagliare il latte.
Nota come, zafferanone, zafferano matto, zafferano bastardo la pianta Carthamus, in Medio Oriente nei tempi passati, veniva mpiegata soprattutto per dare colore alla lana con la quale si tessevano poi i tappeti, secondo una tecnica ancora in uso. Il cartamo entra quindi a pieno diritto in questa categoria dato che i suoi fiori gialli o arancione forniscono due materie coloranti di notevole interesse: una gialla solubile in acqua e una rossa che reagisce nell’alcol. Quest’ultima è nota come cartamina, ma in gergo viene chiamata rosso vegetale ed è molto apprezzata dai pittori.
Il Carthamus tinctorius è una specie annuale, alta da 20 a 60 centimetri, con foglie di forma ovale allungata, spinose, verde chiaro con lievi maculature gialle; fra luglio e settembre appaiono le infiorescenze, più esattamente i capolini di color giallo-arancione, messi in risalto da vistose brattee sormontate da lunghe ciglia. Sotto le infiorescenze un fitto ciuffo di foglie disposte a collare serve a far risaltare l’intensa tonalità dei fiori. Un tempo il Carthamus tinctorius era reperibile soltanto negli orti o in piccole colture, ma in seguito si è diffuso anche allo stato spontaneo e cresce, seppur in piccola quantità, nelle zone di montagna e di mezza montagna dell’Italia settentrionale, nei terreni incolti, alla base dei vecchi muri o fra i calcinacci.
Oltre alle due sostanze coloranti già ricordate, fra cui la cartamina o rosso vegetale, che serve ai pittori e alla preparazione artigianale di un belletto decisamente rosso, il Carthamus tinctorius viene impiegato per ravvivare la tinta di liquori, bibite, sciroppi e persino il burro. A parte questi impieghi particolari, chiaramente limitati a un uso tradizionale più che ad attività di tipo industriale, il cartamo viene tenuto in considerazione per alcuni suoi costituenti di buon interesse a livello farmacologico: glucidi, lipidi, protidi, vitamina C, cellulosa, un enzima contenuto nei semi e che ha la proprietà di far coagulare il latte, un olio incluso fra i grassi insaturi, con azione anti-colesterolo, benefico per chi soffre di ipertensione. L’olio contenuto nei semi di cartamo, che è molto amaro, esercita una buona funzione purgativa e dopo un’opportuna depurazione per renderlo gradevole al palato, viene consigliato alle persone che seguono una dieta priva di grassi animali e povera di quelli vegetali, per integrare giustamente l’alimentazione ed evitare carenze sempre pericolose; l’uso di olio di cartamo è raccomandato agli obesi, ai cardiopatici e a quanti denunciano fenomeni di arteriosclerosi.
I semi di questa pianta sono oltremodo amari e, malgrado il sapore disgustoso, rappresentano una vera leccornia per i pappagalli. Una delle tante stranezze di cui il mondo della natura è ricchissimo e che noi andiamo scoprendo, a mano a mano, registrando anche le connessioni tra la vita degli animali e la presenza di determinate piante, lungo il contorno di un disegno che si rivela, ogni volta, sempre più complesso, interessante e, qualche volta, misterioso.