Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Asteridae
Ordine: Lamiales
Famiglia: Lamiaceae
Genere: Mentha
Mentha – Le menta più diffuse in Italia e presenti, in maggiore o minore quantità anche lungo la cerchia alpina e prealpina, sono le seguenti:
Mentha arvensis, menta giapponese o menta di campo; Mentha citrata, menta bergamotto; Mentha longifolia, menta selvatica; Mentha piperita, menta inglese; Mentha pulegium, puleggio o mentuccia; Mentha requienii, mentella; Mentha rotundifolia, mentastro; Mentha spicata, menta verde. – il nome ricorda la ninfa Minte, trasformata nell’aromatica pianta da Proserpina, gelosa delle attenzioni di Ade nei confronti di Minte.
Fiori: piccoli e numerosi, riuniti in verticilli terminali; hanno una corolla che si apre in quattro lobi ed emana, insieme alle foglie, il tipico, fresco aroma delle varie specie di menta. Fioritura estiva. Caratteristiche; erbacee perenni, aromatiche, di largo impiego in medicina e gastronomia, grazie alla presenza nei tessuti di queste piante di un particolare elemento, il mentolo, stimolante, analgesico e antisettico che, somministrato a forti dosi, può però rivelarsi pericoloso.
Già descritta nell’Antico Testamento, era conosciuta e utilizzata a scopo medicinale e sacro dagli egizi; anche il medico romano Galeno utilizzava la menta per le sue virtù medicinali. Il suo consumo aumentò nel corso del tempo; Carlo Magno emise diversi editti destinati a proteggere questa pianta. Le coltivazioni della menta iniziarono verso la metà del XVIII secolo in Inghilterra; da qui iniziò poi la sua diffusione in molti altri Paesi del mondo. Le diverse varietà vengono utilizzate per molteplici scopi; l’aroma viene impiegato per realizzare bibite e liquori; le foglie si abbinano molto bene a pietanze a base di carne (agnello, anatra, montone) e verdure estive (cetrioli, melanzane, patate novelle, pomodori, zucchine). Viene anche usata per la preparazione di tisane. Non tutte le varietà sono comunque utilizzabili allo stesso modo in ambito culinario.
Ne erano convinti anche i Greci, e lo testimoniano gli scritti di Ippocrate – un medico vissuto 4 secoli prima di Cristo; Plinio il Vecchio, invece, un funzionario romano morto nel 79 a.C., erudito autore della Naturalis historia che rappresenta il più vasto e documentato compendio del sapere antico, parlò della Mentha come di un efficace analgesico, ottimo per lenire un gran numero di dolori: dagli spasmi muscolari al dolor di denti, dal mal di stomaco all’emicrania.
Dal Medioevo in poi, con il progredire dell’interesse scientifico e la ricerca di validi medicamenti di origine vegetale, le virtù della menta si rivelarono assai più ampie di quanto non fossero apparse sino a quel momento e ancora oggi, tutto sommato, si ritiene che da questa pianta, nelle sue molte specie, si possano ricavare nuovi «principi» attivi ampiamente utilizzabili a scopo terapeutico oppure in campo alimentare, per non parlare del settore cosmetico. Seppure esistano sensibili differenze nel tipo e nella quantità delle sostanze che entrano nella struttura delle varie mente, i componenti principali di queste piante possono essere indicati sinteticamente secondo questo elenco:
olio essenziale; acetato di metile; mentone; derivati terpenici: mentene, pinene, fellandrene, limonene, eccetera; tannino; resina; pectina; enzimi: ossidasi, perossidasi glucoside; saponina acida, carotene.
Complicato e non essenziale indicare le differenze strutturali caratteristiche di ogni specie, visto che tutte possono essere usate per semplici medicamenti di natura casalinga, lasciando alla farmacopea ufficiale l’utilizzazione più complessa dei principi attivi contenuti nei tessuti fogliari e nelle sommità fiorite della Mentha e all’industria cosmetica e alimentare il compito di caratterizzare con l’aroma di menta e mentuccia i prodotti più vari: dalle gomme da masticare ai dentifrici, dalle caramelle ai liquori, agli sciroppi.
Menta piperita – Probabilmente è la varietà più nota in assoluto; trattasi di un ibrido spontaneo tra Mentha aquatica e Mentha viridis; è una pianta che può raggiungere i 70 cm di altezza; ha rizoma legnoso e un andamento stolonifero (gli stoloni sono rami laterali che spuntano da gemme ascellari vicino al colletto della pianta). Ha fiori piccoli con un calice color porpora e la corolla violetta o biancastra. I frutti producono semi dalla germinabilità piuttosto scarsa. La fioritura avviene tra la fine della primavera e l’inizio dei mesi estivi.
Menta acquatica (Mentha aquatica) – Nota anche come menta acquaiola, è una varietà che predilige terreni umidi e acquitrinosi. La caratterizza l’infiorescenza a capolino. Ha pochi fiori e fusti eretti ricoperti da peluria. Menta arvense (Mentha arvensis) – Conosciuta anche come menta campestre, menta salvadega, mentaster o Neta di cort, è una varietà particolarmente diffusa nelle zone submontane e in quelle umide. Predilige terreni limoso-argillosi, da neutri a subacidi. Menta silvestre (Mentha longifolia o Mentha sylvestris) – Nota anche come menta forte, è un’erbacea perenne il cui fusto può arrivare agli 80 cm di altezza. Ha foglie molto variabili, sia per quanto riguarda la forma sia per quanto concerne le dimensioni. I fiori formano una specie di spiga dalla forma più o meno conica. La corolla, generalmente di colore rosa, è divisa in quattro lobi. Il frutto è costituito da quattro acheni di forma rotondeggiante. Predilige i terreni alluvionali, paludosi o acquitrinosi. La si trova a partire dai 900 m fino ad arrivare ai 2.000. Menta gentile (Mentha viridis) – Nota anche come menta verde o dolce, erba romana, bonamenta o erba diavolona, è probabilmente la specie più coltivata negli orti casalinghi dopo la celeberrima menta piperita. Ne esistono diverse varietà che hanno differenze abbastanza spiccate in alcune delle loro caratteristiche (colore e forma delle foglie, aroma ecc.). Come altri tipi di menta, anche questa specie viene apprezzata per i vari impieghi sia in ambito gastronomico sia in ambito fitoterapeutico (è soprattutto usata come antiemetico). Mentastro – Il mentastro (Mentha rotundifolia o Mentha suaveolens), noto anche come menta a foglie rotonde, erba pelosa e sosembre, è un’erbacea perenne che può arrivare fino a 90 cm di altezza. La caratterizza soprattutto l’odore acre e non troppo gradevole. Ha foglie rotondeggianti dal colore verde acceso, spesse e rugose. Raramente utilizzata in cucina, la menta a foglie rotonde viene utilizzata soltanto per preparare alcune bevande e aromatizzare il te. In ambito fitoterapico la si usa per le sue proprietà balsamiche ed espettoranti. Menta poleggio – (Mentha pulegium) – Nota anche come pulegio o mentastre, è una pianta nana che può arrivare al massimo ai 60 cm di altezza. Le foglie sono piccole, pelose e di colore grigiastro. La caratterizza un odore piuttosto intenso e molto gradevole. Nei tempi antichi era spesso utilizzata per allontanare le pulci (pulegium deriva dal termine latino pulex, pulce). Mentuccia – La mentuccia (Calamintha nepeta), nota anche come nepetella o nipitella, non fa parte del genere Mentha, ma appartiene comunque alla stessa famiglia. Nella regione Lazio questa pianta viene impropriamente detta Mentha pulegium (vedi sopra). In realtà è piuttosto facile distinguere le due piante perché la nepetella ha infiorescenze a sviluppo verticale con fiori singoli, diversamente dalla menta poleggio che ha infiorescenze rotondeggianti con i fiori ravvicinati.