Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Dilleniidae
Ordine: Capparales
Famiglia: Brassicaceae
Genere: Capsella
Borsa del pastore – Capsella bursa-pastoris (L.) Medik. – Capsella diminutivo di capsa = scatola, cioè scatoletta e, per estensione, borsetta, bisaccia, allusione alla forma della siliquetta. – Bursa pastoris – La forma della siliquetta ricorda la bisaccia che portano i pastori.
Fiori: minuscoli, bianchi, presenti sulla pianta quasi tutto l’anno; sono riuniti in grappolini. Caratteristiche: specie annuale, alta da 10 a 50 centimetri, con fusto centrale che sorregge fiori; le foglie, disposte a rosetta alla base della pianta, sono suddivise in lobi triangolari. La capsella viene usata sin dall’antichità contro le emorragie e per far cicatrizzare le piaghe.
Spesso non raggiunge i dieci centimetri d’altezza, eppure può vantarsi di aver salvato parecchi soldati feriti, votati a morte sicura.Non è certo storia di oggi, ma nell’antichità, soprattutto nel Medioevo, la Capsella bursa pastoris era considerata il più valido dei rimedi quando si trattava di fermare le emorragie e di far cicatrizzare le piaghe.
La fama della Capsella bursa pastoris ha avuto una consacrazione ufficiale durante la prima guerra mondiale, tanto da sostituire gli emostatici tradizionali a base di segale cornuta e di idraste. Il suo nome popolare si riferisce alla forma dei minuscoli frutti che appaiono lungo lo stelo alla caduta dei fiori e ricordano la bisaccia dei pecorai.
La sua presenza si dilata su tutto il nostro territorio, dalla pianura sino a 2350 metri di altitudine, nei luoghi incolti e nei prati, negli orti o nei giardini, fra i ruderi o alla base dei muri, al sole come all’ombra; in una parola, si tratta di una specie che tende a diventare infestante e che, pur essendo annuale, si propaga con grande velocità anche perché fiorisce di continuo dando vita a un eccezionale numero di frutti e relativi semi. I fiorellini, davvero minuscoli e di color bianco, sono riuniti in un’infiorescenza a grappolo all’apice dei fusti o su brevi rami laterali. Le foglie, a rosetta, aderiscono al suolo e sono pennate o sinuato-dentate. A titolo di curiosità si noti che le foglie giovani della capsella si mescolano all’insalata, in un connubio molto gradevole, leggermente acidulo. I teneri germogli primaverili si cucinano in minestra, con il riso, oppure al burro come spinaci. Un tempo, nelle malghe, sugli alpeggi, si usava la borsapastore per far coagulare il latte, in sostituzione del caglio; gli stracchini assumevano un gusto del tutto particolare.
L’esame dei tessuti della capsella per accertare la presenza dei vari componenti, non può non destare stupore per l’assortimento e l’importanza degli elementi che si nascondono nella linfa e nelle parti verdi di questa piccola pianta, certamente non decorativa, quasi insignificante. La natura è prodiga di esempi come questo che, secondo una legge di compensazione, arricchiscono individui poveri di qualità esteriori con pregi intrinsechi davvero rilevanti.
Nel caso della Capsella bursa pastoris i principi attivi sono proprio molti, fra cui colina, acetilcolina, tiramina e istamina. Tra gli acidi sono presenti: fumarico, prorocatechico, tartarico, malico, citrico, acetico, bursinico. Seguono sparteina e lupinina, due
alcaloidi, e i glucosidi esperidina e diosmina. Completano l’elenco i mercaptani, tannino, saponine, amido e, nelle ceneri della capsella essiccata, un’alta percentuale di ossido di potassio (19%). La chimica moderna non ha faticato molto ad individuare questi componenti, ma rimane sempre da chiedersi attraverso quale somma di esperienze e durante il corso di quanti millenni l’uomo sia riuscito ad individuare le proprietà terapeutiche di questa come di qualsiasi altra pianta. È indubbio che l’uomo primitivo deve aver osservato il comportamento di alcuni animali feriti chiedendosi perché andassero a rotolarsi sulla capsella piuttosto che su altre specie.
La deduzione è stata semplice e, da quel momento, la borsapastore ha potuto dimostrare le sue proprietà curative e la sua validità come emostatico. I risultati migliori si ottengono con la capsella fresca, raccolta da aprile a ottobre, fiori compresi.