Divisione: Spermatophyta
Sottodivisione: Gymnospermae
Classe: Coniferae
Famiglia: Pinaceae
Il nome generico era già in uso presso i Romani e forse deriva dal greco ‘abios’ (longevo), oppure dal latino ‘abire’ (andarsene), forse in riferimento alla grande altezza; il nome specifico significa ‘bianco’, e si riferisce alle due linee stomatiche bianche sulla pagina inferiore della foglia o al colore della scorza, più chiara di quella dell’abete rosso.
“Il principe dei boschi”, può raggiungere agevolmente i 40 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde che vive tra i 400 e i 2000 metri. Monoico (possiede fiori sia maschili che femminili) e abbastanza longevo, 550 – 650 anni, ama l’umido e i terreni freschi e profondi, tipici delle zone ombreggiate e molto piovose.
In giovane età, la corteccia è liscia, di un colore bianco-grigio argenteo, ed è provvista di piccole sacche resinose che, se premute, diffondo odore di trementina. Con l’età, la corteccia, poco ricca di tannino, tende al nero e si ispessisce diventando rugosa con evidenti screpolature. Il fusto è diritto e può arrivare oltre i 4 metri di diametro.La chioma, di colore verde cupo, ha forma piramidale negli esemplari giovani, mentre negli adulti (all’incirca dopo i 60-80 anni) si determina un appiattimento, che viene chiamato a “nido di cicogna”. A causa di questo processo, la punta principale ferma la crescita, ma i rami sottostanti che, comunque, continuano a svilupparsi, formano una specie di conca. Gli aghi degli abeti sono inseriti singolarmente nei rami, un particolare questo, che li differenzia dai pini che hanno, invece, aghi riuniti in gruppi. Le foglie sono costituite da aghi appiattiti, rigidi, inseriti singolarmente sui rametti, secondo una disposizione che ricorda i denti del pettine. La fioritura dell’abete bianco avviene tra maggio e giugno. Il frutto che comunemente viene conosciuto come “pigna” deriva dai coni femminili che possono lignificare e rimanere sui rami. La prima produzione dei semi è piuttosto tardiva, tra i 30 e i 50 anni.
L’apparato radicale è formato da un’unica grande radice che penetra nel terreno raggiungendo una profondità di quasi 2 metri. Questa pianta vegeta bene in zone montane, ad altitudini comprese tra i 400 e i 2000 metri trovando il suo habitat ideale nelle zone a piovosità e umidità atmosferica medio-alte. Nel nord Italia l’abete bianco è comune nelle Alpi orientali. Il più grande abete bianco d’Europa è un esemplare alto 50 metri, con una circonferenza del tronco di quasi 5 metri. Si trova qui da noi, in Italia, a Lavarone in provincia di Trento. Si trova in località : Malga laghetto ed è chiamato, in dialetto locale : “Avez del Prinzipe”. In passato veniva utilizzato, data la notevole altezza, come albero maestro per le navi, mentre ancora oggi, soprattutto nell’Europa centrale, gli esemplari più giovani vengono utilizzati come albero di Natale.
L’Abete bianco è molto longevo e non è raro imbattersi esemplari di diversi secoli, supera facilmente i 30 metri di altezza, creando un ambiente bellissimo con esemplari che, talvolta, raggiungono i 50 m e con tronchi di 3 m di diametro alla base; l’apparato radicale molto profondo, che arriva oltre il metro e mezzo, e le terminazioni laterali pronunciate ne fanno la conifera maggiormente resistente allo sradicamento; ha un fusto dritto e cilindrico con portamento eretto e ama le zone ombreggiate, soltanto i giovani esemplari assumono la tipica forma piramidale con la corteccia liscia e di colore grigio-biancastro, la quale invecchiando, si desquama andando ad assumere sfumature sempre più scure.Nel periodo della maturità, cioè dai 50 agli 80 anni, la crescita apicale dell’Abete bianco tende a rallentare fino ad arrestarsi, mentre i rami bassi continuano ad espandersi fino a creare una specie di conca detta “a nido di cicogna”, è una pianta monoica e fiorisce generalmente nella seconda metà del mese di maggio, producendo infiorescenze poco appariscenti e prive di petali, le femminili andranno a formare le classiche pigne, di cui abbiamo già accennato, rivolte verso l’alto che possono arrivare alla lunghezza di 18 cm. Gli strobili (pigne) germinano sulla parte superiore dei rami e sono formati da squame appressate, inizialmente di colore verde poi, a maturazione ultimata, appaiono di colore bruno-rossastro e disarticolandosi, liberano i semi che sono presenti alla loro attaccatura. Nelle zone alpine, spesso, viene soppiantato dal Larice e dal Peccio.
Nel corso dei secoli l’Abete bianco è stato notevolmente sfruttato dall’uomo come materia prima per la carpenteria navale, l’edilizia e la falegnameria; in tempi più recenti invece, per la produzione di carta ed affini, attualmente è molto meno usato in quanto, pur essendo leggero, molto tenero e vulnerabile agli agenti atmosferici è poco confacente alle attuali tecnologie costruttive. Presenta però anche molti pregi che lo rendono unico: non contiene molta resina, ha una buona resistenza meccanica, è ottimo per la costruzione di strumenti musicali con cassa di risonanza e ha sfumature molto belle di un caratteristico rosso-aranciato; le gemme sono ricche di oli essenziali ed hanno proprietà antinfiammatorie, antireumatiche e diuretiche; le foglie sono ricche di vitamina A e forniscono trementina utile in medicina umana e veterinaria per curare contusioni e strappi muscolari, infine, dalla corteccia si ricava una resina detta “trementina di Strasburgo” impiegata come ingrediente fondamentale per la produzione di vernici.
Funghi simbionti
In primavera, appena si sciolgono le nevi invernali, è sempre opportuno fare un giro nei boschi di abete bianco (conoscendo bene le fungaie ci si potrebbe recare anche in pieno inverno). I funghi marzuoli o dormienti, Hygrophorus marzuolus, sono certamente i funghi più attesi dell’anno micologico, proprio perché nascono in un periodo ostico in cui, nei boschi, c’è quasi assoluta assenza di altri funghi commestibili.
Per quanto riguarda gli altri funghi già in primavera è possibile incontrare i primi Finferli (Cantharellus cibarius), mentre da giugno a novembre è possibile trovare il Lactarius salmonicolor (Sanguinello), molto abbondante ma il meno pregiato tra i Lattari a lattice aranciato. Per quanto riguarda le Boletacee invece, a fine maggio primi di giugno ed in ottobre possiamo assistere alla fruttificazione dei rossi Boletus pinophilus, poi in successione B. aestivalis e B. edulis che, in certe annate, possono essere molto abbondanti. Molto più comuni invece, i boleti a pori rossi come il Suillellus luridus.