Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Rosidae
Ordine: Rosales
Famiglia: Rosaceae
Genere: Rubus
Il lampone dal colore rosso intenso, nasce da un arbusto della famiglia delle Rosacee, il suo nome deriva dal greco “lampo” che significa “risplendo”, in virtù del rosso acceso. Il caratteristico colore rosso permette a questa prelibata bacca di emergere nel verde della natura e quindi di esser notato soprattutto dai viandanti e dagli escursionisti nei sentieri di montagna. Nella nostra penisola cresce infatti nelle zone montane fino a millecinquecento metri di altezza. Lo si trova nei boschi ombrosi, ai margini delle strade o in luoghi ricchi di sostanze azotate, e lo si raccoglie da maggio fino all’autunno. I frutti si presentano come drupe appressate, simili a quelle delle more, di un colore caratteristico fra il rosso e il rosa carico…Lampone – Rubus idaeus L. – la sua origine deriva dall’abbondanza di arbusti di lampone sul monte Ida in Grecia, tant’è che molti lo chiamavano “il frutto del rovo del monte Ida”.
Fiori: bianchi, a cinque petali, da maggio a luglio, in mazzetti. Caratteristiche: arbusto che può raggiungere due metri di altezza dai lunghi e tenaci fusti legnosi e spinosi, che formano un intreccio inestricabile. Le foglie verde scuro sopra, biancastre e pelose al di sotto, sono composte da 3-5 foglioline dentate e con evidenti nervature. I frutti, di un tipico rosso chiaro, sono ovoidali e si staccano dal ricettacolo se hanno raggiunto la maturazione. Il sapore è molto gradevole e il profumo intenso.
Una volta, per gustare questi deliziosi frutti bisognava fare una bella escursione in montagna e tornare la sera con le braccia segnate da una fitta rete di graffiature, segno sicuro dell’impatto con i lunghi tralci del Rubus idaeus costellati da piccole spine robuste e molto fitte. Oggi, i lamponi si coltivano industrialmente e in qualsiasi supermercato, per un buon periodo dell’anno è possibile acquistare tra gli altri frutti del bosco anche i lamponi. Certo, a vederli sui bancali allineati in asettiche vaschettine di plastica, sembrano soltanto lontani parenti dei lamponi raccolti nelle macchie di latifoglie e sotto le conifere, mentre intorno l’aria odora di sole e di menta, di timo e di cento altre erbe e fiori, in un ronzio incessante di api, vespe e calabroni in cerca di nettare.È indiscutibile che i frutti raccolti nel bosco sono tutta un’altra cosa sul piano delle sensazioni, soprattutto se raccolti e assaporati subito, lì dove li avete trovati. Volendo però consumarli altrove bisogna dire che il loro valore, la loro preziosità rimane intatta anche nel prodotto affidato alla grande distribuzione.
Al pari di frutti più consumati, dalle mele all’uva, dai fichi alle pesche, anche il lampone può vantare un’antica ascendenza, tale da avergli meritato l’attenzione di archeologi e di naturalisti impegnati a studiare i reperti fossili rinvenuti presso gli importantissimi giacimenti di palafitte, scoperti in territorio elvetico e anche in Lombardia, che provano l’esistenza dei lamponi in epoca ben precedente all’Era cristiana. Se questo non bastasse, esiste anche uno scritto dello storico romano Properzio (47-14 a.C.) che parla di questo frutto e ne descrive aspetto, sapore e virtù.
Tanti terreni collinari ormai incolti dovrebbero essere sfruttati per la coltura del Rubus idaeus – come dei rovi o dell’uva spina – perché queste piante hanno radici in grado di consolidare il terreno e quindi di promuovere e facilitare la formazione del sottobosco, condizione essenziale a qualsiasi intervento per la salvaguardia del patrimonio arboreo o per la creazione di nuove entità forestali o boschive che siano.
Tanto e così antico interesse per questo piccolo frutto di montagna è giustificato dalle sue proprietà, dalle sue caratteristiche. Esso, infatti, è paragonabile a limoni e arance in fatto di vitamine e vanta, in proporzione agli agrumi, un maggior valore energetico. Offre infatti carboidrati assimilati dall’organismo nella percentuale del 12-13 per cento, mentre il contenuto vitaminico raggiunge 30 milligrammi per la C e 25 milligrammi per la B1, sempre nei confronti di cento grammi di prodotto. Ma non basta, i lamponi sono ricchi di sali di calcio, magnesio e ferro ed esercitano una sensibile azione diuretica, dissetante, infrescante e lassativa esplicata dalla pectina che, oltretutto, rende i lamponi oltremodo adatti a essere tramutati in marmellate o gelatine, caramelle e succhi.È interessante ricordare che anche le foglie dei Rubus idaeus sono incluse tra le piante medicinali e servono a preparare una tisana (3 grammi di foglie ogni 100 grammi di acqua bollente) che può benissimo sostituire il tè di origine esotica; questa tisana ha potere decongestionante e diuretico, disinfettante per l’intestino. I fiori messi in infusione nell’acqua calda, nella dose appena indicata per la tisana di foglie, rappresentano una buona cura contro la gotta e servono ad eliminare gli acidi urici con sostanziale sollievo per chi soffre di forme reumatiche; per uso esterno questo infuso, applicato sulle palpebre, attenua l’arrossamento degli occhi provocato da stanchezza o da prolungata esposizione al sole.
Come riconoscere i lamponi? I lamponi si staccano dal picciolo lasciandovi attaccato e intatto il ricettacolo, sotto forma di un piccolo cono bianco. Le more, invece, si staccano dal picciolo spezzando il ricettacolo che rimane saldamente attaccato alle drupeole che formano il frutto. A parte questa caratteristica morfologica inequivocabile, per identificare i lamponi esiste un sistema altrettanto sicuro, quello di odorarli; il loro profumo è inconfondibile, al pari di quello delle fragole e rappresenta una ragione in più per apprezzare questo frutto straordinario, vero e proprio regalo della natura: squisito per il gusto, benefico per la salute, dall’aroma che evoca paesaggi boschivi e solari giornate estive.
Le foglie del Rubus idaeus, o lampone rosso europeo, sono composte da 3-5 elementi lanceolati, seghettati sul bordo e provvisti di picciolo spinoso. I fiori sono riuniti in cime di 2-5 corolle e sono composti da 5 petali bianchi che fanno corona a numerosi stami, stili e carpelli. Il frutto, botanicamente definito mora, è costituito da un certo numero di drupeole riunite sul ricettacolo centrale di forma conica. Gli arbusti del lampone hanno un’altezza che varia da uno a due metri con tralci sottili e flessibili che si intrecciano in modo inestricabile. La presenza di lamponi allo stato spontaneo sulle nostre montagne interessa una fascia altimetrica che va da 700 a 1400 metri di altitudine, con spiccata preferenza per le vallette fresche, spesso in prossimità di torrenti, in situazione ambientale caratterizzata dalla presenza di abeti, faggi, larici e betulle, pecci e noccioli.Con i lamponi si prepara un vino dalle proprietà tonificanti e particolarmente aromatico. È noto anche il liquore di lamponi a bassa gradazione alcolica, non più di 14°, utilizzato soprattutto come digestivo, chiamato «lampocchero»; ne esiste un’altra versione, che raggiunge 40° e si chiama «lamponio»; i frutti di cui stiamo parlando si conservano molto bene sotto spirito e costituiscono un ottimo dessert, oppure servono come guarnizione per torte o gelati. Il lampone è noto anche con i seguenti nomi volgari: ampomelle, aponi, frambò, lampine, more prugnole, more rosse, fambros. Dal succo del lampone si estrae alcol, mentre dai semi si spreme un olio che ha le stesse caratteristiche di quello dei semi di lino.