Ginepro – Juniperus communis L.

Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Coniferophyta
Classe: Pinopsida
Sottoclasse: –
Ordine: Pinales
Famiglia: Cupressaceae
Genere: Juniperus


“Cacciarsi in un ginepraio”, ai giorni d’oggi, è molto più facile di quanto non si pensi…basta entrare in uno di quei fumosi uffici dove si cerca di capire se e quando arriverà la pensione, piuttosto che tentare di farsi rimborsare un danno dall’assicurazione, ignari di quella microscopica e diabolica postilla iniziale acclusa…Il senso dell’espressione metaforica è subito comprensibile se si prova a inoltrare una mano tra i rami pungenti e intricati di una pianta di ginepro.
L’arbusto in questione è una pianta sempreverde, ma con foglie aghiformi così appuntite da sembrare dei veri e propri aculei…

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Ginepro – Juniperus communis L. – l’etimologia del termine “ginepro” è ancora controversa. Alcuni studi riportano l’origine del nome all’unione di due parole gen, dal nome celtico di cespuglio e prus, nome latino per “aspro”.

Cresce in pascoli, boschi e ambienti aridi di montagna, battuti dal vento, fino ai 1500 m slm. CARATTERI BOTANICI TRONCO – alto fino a circa 4 m, contorto dal portamento talvolta strisciante. Corteccia: ruvida e rossastra FOGLIE – aghiformi o cuneiformi, da adulte squamiformi, appuntite, verticillate a 3, solcate da una linea chiara nella pagina superiore. Colore da verde intenso a verde-blu, con striature chiare sulla pagina inferiore. FIORI - Specie dioica. Fiori in strobili maschili gialli, sferici-ovoidi, di circa 5 mm e femminili sferici, con brattee-squame carnose di colore verde. Fioritura: febbraio-maggio FRUTTI - 3 semi duri, triangolari, con creste e depressioni, immersi in una polpa verde, contenuti all'interno di bacche tondeggianti blu-viola detti galbuli, maturi in due anni. Quando maturano, ossia nel secondo anno, diventano blu-viola e sono coperte da pruina bianca. Fruttificazione: giugno-agosto.

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Si può camminare per vari motivi, come ad esempio per divertimento o per scoprire luoghi sconosciuti. Quando poi siamo stanchi ci sediamo, chiudiamo gli occhi e continuiamo il viaggio: allora possiamo ascoltare il fruscio del vento sulle foglie degli alberi, possiamo accarezzare l’acqua gelida della sorgente, possiamo annusare l’odore della menta selvatica e del ginepro e racchiudere tutto nello scrigno della memoria.


Il Juniperus lo si trova in tutta Europa anche dove la vegetazione arborea si è fatta rada e il vento passa impetuoso sui pascoli dall’erba corta e magra – Anche il ginepro sente il vento e reagisce assumendo forme contorte e strane, a mezzo fra una scultura e certe piante giapponesi che l’uomo piega, modella e sacrifica in sagome innaturali. Ma il ginepro vive anche nei boschi a mezza montagna o in collina, accanto a querce e faggi, aceri e castagni, senza contare la sua presenza nella macchia mediterranea, fra alloro, corbezzolo, pistacchio, mirto, ginestra, oleandro, bosso e tante, tante altre specie dalle foglie ricche di aroma.ginepro_2.jpgA seconda del clima, dell’altitudine e dell’habitat produce frutti più o meno grossi, più o meno odorosi e dal sapore variamente marcato. Le sue bacche sono le coccole ricordate da d’Annunzio ne «La pioggia nel pineto», dalla cadenza così evocativa, dalle immagini pervase da tanta nostalgia. I francesi lo chiamano genévrier, gli inglesi si avvicinano alla definizione botanica con il termine juniper. Se torniamo alla poetica descrizione di d’Annunzio non può non stupire tanta sottile apprensione per un arbusto che non vanta molti pregi decorativi, seppur non privo di una sua rustica attrattiva; in compenso produce bacche, o «coccole» o «galbule» di notevole interesse, sia in campo farmacologico e come aromatizzanti in gastronomia, sia come componenti essenziali di un famoso liquore, il gin, o per dare forza al vermouth e a qualche vino particolare.
I costituenti che danno a queste bacche tante virtù sono: un caratteristico olio essenziale, resina, glucidi e alcuni acidi organici, con il risultato di varie proprietà: aperitive, toniche, depurative, digestive, diuretiche e disinfettanti per l’apparato intestinale.
Il ginepro può assumere anche altezza e portamento di un alberetto, di 5-6 metri, ma è più facile che le sue dimensioni si mantengano attorno al metro, con tronchi contorti, corteccia grigia e rugosa, molti rami quasi spogli, a sezione triangolare nella prima fase di sviluppo. Le foglie sono aghiformi, verde-azzurro, biancastre sulla pagina inferiore, pungenti o riunite in ciuffetti di tre elementi. I fiori sono giallastri, insignificanti, e appaiono in primavera. Le bacche impiegano due anni a maturare: il primo anno sono verdi e soltanto nella seconda estate di vita assumono la caratteristica colorazione blu-viola e mostrano una lieve patina di pruina biancastra. Hanno forte odore di resina e un gradevole sapore dolce, fortemente aromatico. Possono essere essiccate e conservate per essere aggiunte ad arrosti, umidi, sughi. Il legno di ginepro, insieme alle foglie e ai frutti, serve ad affumicare il prosciutto e altri insaccati.ginepro_1.jpgA parte questi usi legati da vicino alla cucina regionale di tipo tradizionale e l’impiego delle coccole o galbule del ginepro nell’industria dei profumi e dei saponi, si può preparare uno squisito vino facendo macerare quaranta grammi di bacche in un litro di vino bianco secco, per dieci giorni, con l’aggiunta di qualche chiodo di garofano. Filtrare, conservare in frigorifero e prendere a bicchierini prima o dopo i pasti. Altrettanto gradevole la grappa, preparata con eguale procedimento e le stesse dosi; volendo rendere più amabile questa preparazione, basta completarla con un etto di zucchero.
Per passare a un impiego più medicinale, basta mettere due grammi di bacche in cento grammi di acqua bollente e lasciare in infusione per un quarto d’ora; tre-quattro tazzine al giorno di questa bevanda esercitano una benefica azione contro la gotta, i reumatismi, i disturbi delle vie urinarie e le costipazioni di natura bronchiale.
Un consiglio molto semplice: chi ha problemi di alitosi, basta che tenga in bocca e poi mastichi due o tre bacche per vantare un alito gradevolissimo.
Ma non è tutto qui: le coccole di ginepro ridotte in poltiglia con un batticarne, costituiscono un valido cataplasma da applicare sulle giunture doloranti o sugli ematomi provocati da una contusione; le «coccole» agiscono così da rubefacente, ossia attivano la circolazione sanguigna e contribuiscono ad allontanare tossine e acidi urici, principali responsabili dell’artrosi e di altre sofferenze tipiche del ginocchio e del gomito.
Queste le caratteristiche e le proprietà dei piccoli frutti del ginepro, considerati un medicamento miracoloso nell’antichità e nel Medioevo, quando si credeva che potessero guarire qualsiasi male.