Artemisia – Artemisia vulgaris L./absinthium L./glacialis L.

Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Asteridae
Ordine: Asterales
Famiglia: Asteraceae
Genere: Artemisia

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Artemisia absinthium

Nome scientifico: Artemisia Nomi popolari: assenzio selvatico, assenzio volgare, amarella, assenzio delle siepi, urtmia, arcimesa, rettimisia, altanisie, assenziola, genepì… il nome ricorda la dea Artemis, ossia Diana, simbolo della giovinezza, a sottolineare le virtù terapeutiche soprattutto dell’Artemisia vulgaris.

Fiori: sono giallo-verdastri e variano un poco a seconda della specie; sempre minuscoli sono raccolti in capolini e poi riuniti in spighe. Caratteristiche: erbacee perenni, alte da 50 centimetri al metro e mezzo. Le foglie sono divise in lobi appuntiti, verde scuro superiormente e bianco-argento sulla pagina inferiore che è coperta da peluria. Contengono numerose vitamine ed esalano un aroma intenso.

L’Artemisia vulgaris (assenzio volgare, selvatico, amarella, arcimesa), l’Artemisia absinthium (assenzio romano, ascenzi, incens), sono efficaci contro l’epilessia, l’isterismo, i disturbi mestruali, la febbre in genere, i parassiti; le tre specie, applicate in cataplasma e in impacchi, affrettano la guarigione delle piaghe e calmano il dolore provocato dalla puntura degli insetti.

A-124-11 Artemisia absinthium

A proposito di insetti, davanti alle baite o alle stalle di montagna è frequente vedere dei cespi di Artemisia vulgaris che ha il potere di attirare gli insetti, specialmente le mosche, allontanandoli così dalla casa. Bisogna infine ricordare anche l’Artemisia glacialis o genepì. Si tratta di una pianticella grigiastra, tomentosa, alta pochi centimetri e fortemente aromatica, le cui foglie hanno proprietà digestive, neurotoniche e sudorifere.

Artemisia glacialis
Artemisia glacialis

Ma non è tutto; infatti, l’Artemisia glacialis entra nella composizione di un noto liquore, il «genepì» appunto, e la richiesta del fogliame di questa pianta da parte delle industrie è stato così massiccio in passato da minacciare la sopravvivenza stessa di questa specie alpina, tanto è vero che oggi l’Artemisia glacialis è inclusa tra le specie protette data la sua rarità.

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Artemisia vulgaris

Visto che abbiamo appena parlato di un liquore, è d’obbligo un preciso riferimento all’Artemisia absinthium che serve a preparare l’assenzio, dal sapore molto forte e sgradito a molti, sicuramente pericoloso perché contiene un olio essenziale che a lungo andare provoca intossicazioni e un progressivo decadimento fisico-psichico che può essere paragonato ai danni derivanti dall’uso di droga.
L’assenzio, il cui nome significa «privo di dolcezza», è stato il simbolo di una certa società decadente del secolo scorso che faceva capo agli intellettuali francesi che si raccoglievano attorno ai cosiddetti poeti maledetti: Mallarmé, Baudelaire e Rimbaud. Oggi, la produzione di assenzio è proibita in molti Paesi d’Europa.
A parte il deprecabile impiego appena descritto, l’Artemisia absinthium è anche pianta dalle notevoli qualità terapeutiche che erano ben note alcune migliaia di anni or sono come documenta un papiro egizio risalente al 1650 a.C.

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