Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta
Superdivisione: Spermatophyta
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Rosidae
Ordine: Rosales
Famiglia: Rosaceae
Genere: FragariaFragola comune – Fragaria vesca L. – dal latino fragrare, emanare profumo.
Fiori: bianchi, a cinque petali, che cominciano a schiudersi in maggio e si rinnovano varie volte, a seconda della specie. Caratteristiche: piante alte una quindicina di centimetri che si propagano a mezzo di stoloni (sottili fusti diramantesi a livello del suolo). Le foglie sono lucide superiormente, più chiare e pelose al di sotto; sono dentate, con lunghi piccioli e riunite in gruppi di tre. Le fragole sono falsi frutti composti da un ricettacolo carnoso, ovoidale, di un tipico color rosso; sono profumate.
Raccogliere fragole in un bosco o lungo un sentiero fra i prati a mezza costa è un’esperienza davvero gradevole, che va ben al di là del fatto in se stesso. Si sommano infatti molteplici sensazioni, quasi sentissimo nel piacere sottile di gustare una manciata di quelle minuscole fragoline anche un preciso contatto con la Natura, il rapporto diretto con una delle sue più deliziose manifestazioni; un po’ come se riuscissimo a metabolizzare tutti gli aromi e i colori del bosco, dal sentore del muschio al profumo dei ciclamini, dall’odore delle foglie calde di sole al senso di frescura all’ombra degli alberi.Considerata dal punto di vista nutrizionale un frutto, non lo è sotto l’aspetto botanico: i frutti veri e propri s’identificano nei cosiddetti “acheni”, ossia i semini gialli della superficie, e la parte del “falso frutto” non è altro che il ricettacolo ingrossato di un’infiorescenza. Per avere qualche notizia sulle “fragoline di bosco” bisogna anche in questo caso, risalire a Plinio il Vecchio, il grande naturalista e storico vissuto dal 23 al 79 dopo Cristo. Riferisce alcune notizie sulla Fragaria considerata soprattutto una pianta dalle proprietà curative, ma non inclusa tra le specie coltivate, citata solo per sottolineare la ricchezza dei boschi e per commentare le abitudini di vari animali.
Solamente nel 1324, sulle pagine ingiallite di un registro di un ospedale della Bretagna, nella Francia settentrionale, si legge un appunto del notaio incaricato dell’amministrazione che, nell’elencare le spese sostenute per la manutenzione dell’orto, parla anche del lavoro occorso per la messa a dimora di un gran numero di piantine di fragola raccolte in montagna. Una successiva segnalazione riguarda poi il parco di Carlo V, re di Francia, che in una zona appartata fece realizzare un vasto fragoleto ricco di ben dodicimila esemplari. Il primo tentativo, questo, di inserire la Fragaria vesca tra le specie coltivate. L’esperimento a quanto pare riuscì pienamente dando origine a una delle colture di maggiore interesse, oggi realizzate su vastissima scala anche sotto speciali tunnel in plastica che garantiscono la maturazione dei frutti in ogni periodo dell’anno.
Prima di parlare delle virtù intrinseche di questo delizioso frutto, è giusto conoscerne le vicende un poco più a fondo anche per quanto riguarda le specie coltivate. Infatti, pur lasciando alle fragole di bosco tutti i possibili meriti, si è potuto parlare di vere e proprie coltivazioni solo dopo l’arrivo di nuove specie da oltre oceano, avvenimento che risale al XVI-XVII secolo quando giunse in Europa la Fragaria chiloensis del Sudamerica, spontanea nelle isole di Juan Fernandez e portata fra noi da Frézier. Qualche tempo prima erano giunte nel nostro continente delle piantine di Fragaria virginiana del Nordamerica, esattamente della Virginia; dapprima, i coltivatori europei non pensarono minimamente di incrociare le due specie, idea che venne invece all’inglese Michael Keens che nel 1821 tentò l’esperimento con successo.Era nato così l’ibrido che avrebbe fatto da capostipite a tutte le fragole coltivate, noto come Keen’s seedling, dai frutti grossi e succosi, ben diversi per intensità di sapore e di profumo dalle minuscole fragole che crescono spontanee tra il muschio, ai margini del bosco, nelle radure, sulle prode ai lati dei campi. Quanto detto per le fragole selvatiche, in riferimento alle loro qualità terapeutiche o per il contenuto in vitamine e altri elementi, rimane valido anche nei confronti delle varietà coltivate. Se mai, varia la valutazione sulla differenza di gusto e sullo straordinario profumo dei frutti selvatici, profumo che del resto è nella radice stessa del nome fragaria che trae la sua origine dal sanscrito ghra che significa per l’appunto fragranza.
Oltre a vari acidi organici (salicilico, tartarico e citrico) la fragola contiene vari sali minerali, vitamine B 1 e B 2 e una notevole percentuale di vitamina C “acido ascorbico”. La presenza di tale vitamina è proporzionale all’incidenza del sole. Infatti, le fragole cresciute all’ombra ne difettano mentre ne sono ricche quelle che maturano al sole. Sempre a proposito di questa vitamina è bene precisare che essa permane inalterata nei frutti per tre giorni dal momento della raccolta; poi la presenza di acido ascorbico diminuisce rapidamente. Stessa cosa accade nelle fragole che vengono tagliate a fettine o frullate. I meriti di questo frutto non si esauriscono al capitolo vitamine, ma proseguono con una serie di indicazioni che ne suggeriscono l’uso come astringente, tonico, depurativo, calmante e diuretico. È comunque opportuno ricordare che le fragole non sono adatte per chi soffre di gastro-enterocolite o di ulcera duodenale, per non parlare di quanti sono affetti da specifica allergia che si manifesta nella orticaria.
Per quanto riguarda i contenuti la Fragaria, ogni 100 grammi di frutti raggiunge le 37 calorie, 6,90 grammi di idrati di carbonio mentre i grassi non superano il mezzo grammo; le proteine si calcolano in 0,80 grammi mentre il contenuto in acqua raggiunge 89,90 grammi, sempre in proporzione a un etto di fragole.Le foglie più tenere, raccolte delicatamente in primavera e poi essiccate e riposte servono a ottenere un infuso di grande efficacia contro la gotta e i reumatismi. Per preparare la pozione, occorrono 5 grammi di foglie messe in infusione in 100 grammi di acqua bollente per una decina di minuti. Poi si filtra e si beve tiepido, magari addolcendo con miele, nella dose di tre o quattro tazze al giorno.
Altrettanto benefico il decotto che si ottiene facendo bollire 3 grammi di radice, o meglio di rizoma, in 100 grammi di acqua per una ventina di minuti. La decozione, si filtra e se ne beve un bicchiere al mattino a digiuno; questa cura è altamente depurativa e anche diuretica. Il rizoma deve essere tolto dal terreno in primavera oppure da agosto a novembre. Chi volesse fare questa cura dovrebbe evitare di ricorrere al rizoma delle fragole di bosco che non sono molte e perciò preziose, ripiegando sulle radici delle varietà coltivate che, come abbiamo già detto, presentano le stesse proprietà e virtù.
Ora un consiglio che si riferisce al modo di raccogliere le fragole, soprattutto quelle coltivate che, a differenza di quelle che maturano nel bosco, sono prive della protezione costituita dal calice. Questo particolare impone di raccogliere le Fragaria vesca nate in coltura recidendone il peduncolo con le forbici, mentre quelle selvatiche possono essere staccate direttamente dal calice. Se le fragole coltivate vengono strappate malamente dalla pianta, la polpa subisce una lesione e il frutto marcisce rapidamente; quelle di bosco, invece, non presentano questo problema purché vengano trattate con delicatezza.Meno note le credenze e le superstizioni legate a questo frutto che nel Medioevo, soprattutto in Inghilterra, era ritenuto un vero e proprio amuleto per accrescere la fecondità femminile; sta di fatto che ancora oggi in Gran Bretagna le corone ducali recano come simbolo araldico delle foglioline di Fragaria.
A cominciare da Ovidio, che la ricorda come «il frutto dell’età d’oro», per passare ai poeti del Trecento che la paragonavano al Paradiso, si arriva al Behling che la definisce «un piacere sensuale» e a Joseph de Siguenca che vede nella fragola solo «vanità e piaceri che passano», mentre Gabriele d’Annunzio così la ricorda: «Quel bel riso di denti bianchi tra due labbra rosse e fresche come fragole a maggio».
Andar nel bosco per ritrovare antiche sensazioni e segrete nostalgie nei piccoli, rossi frutti della Fragaria vesca, minuscolo capolavoro di sapore, profumo e colore.