Amanita ovoidea

Divisione Basidiomycota
Classe Basidiomycetes
Ordine Agaricales
Famiglia Amanitaceae
Genere Amanita
Sottogenere Amidellaamanita-ovoidea-3

Amanita ovoidea (Bull. : Fr.) Link 1833 – farinaccio – Ovolo bianco – Da ovoideus = ovale, simile ad un uovo e dal greco eìdos = somiglianza.

tipologiasosp Sospetto.
Pur essendo citato dalla letteratura come fungo commestibile scadente, sono riportati avvelenamenti ben documentati dovuti al consumo di questa specie, si tratta di episodi tossicologici attribuibili al quadro gastroenterico. Questi fatti portano pertanto a considerare questo fungo almeno come sospetto sconsiglandone vivamente il consumo. Qualora non si volesse tener conto della sospetta tossicità della specie, persistendo nel consumo, occorre prestare la massima attenzione nel riconoscimento onde non confonderla con la sua consimile A. proxima, che è notoriamente tossica e, con la quale condivide sia gli habitat che la stagione di crescita. Trattandosi poi di una Amanita bianca, anche se alcuni caratteri morfologici risultano inconfondibili, c'è il rischio di confusione, specialmente per i non esperti, con A. verna, A. virosa, A. phalloides var.alba, tutte velenose mortali.
Dopo la trattazione di quanto sopra è doveroso ribadire, con cognizione di causa, l'opportunità di astenersi dal considerare questa specie per scopi alimentari.

La carne è soda, assai abbondante, bianca ed immutabile, compatta nel gambo, un po’ ovattata nel cappello. Il sapore è dolciastro e gradevole al primo assaggio. Odore tipico, ma molto soggettivo come interpretazione; alcuni autori lo definiscono di urina di cavallo, altri come dolciastro forte al primo impatto ma poi disgustoso, come un odore di chiuso, di cantina poco ventilata, lo stesso odore che si percepisce aprendo un cassetto di un mobile antico. Molto forte e persistente.

Il Cappello misura 10÷20 cm, massiccio e carnoso, prima emisferico poi convesso, a maturità piano-depresso, in esemplari vetusti può presentarsi anche revoluto. Orlo spesso, unito e liscio, mai striato, debordante; sovente appendicolato da residui cremosi del velo imeniale. Di aspetto bianco-avorio, sericeo con lucentezza perlacea, glabro e solitamente sgombro da residui del velo primario. Le lamelle sono libere o appena inserite sullo stipite con un dentino, fitte e sottili, bianco crema, a maturità presentano delle sfumature o riflessi crema-rosati negli spazi interlamellari. Filo minutamente fioccoso, presenza di numerose lamellule tronche. Il Gambo misura 8÷20 × 1,5÷4 cm; robusto ma slanciato, cilindrico e progressivamente dilatato verso il basso, talvolta svasato verso l’apice; con bulbo ovoide più o meno radicante. Pieno, sodo e carnoso, bianco con superfice percorsa da fini fiocchi cremosi e detersili, concolori. Anello fragile, collocato molto in alto, preferibilmente il distacco avviene nella zona immediatamente vicina al gambo, cosa peraltro unica nel genere Amanita, tanto che i residui sono più facilmente riscontrabili sul bordo del pileo anziché nell’intorno del gambo stesso. Molto fugace, fragile e senza conistenza, si dissolve infatti in tanti piccoli fiocchi soffici e cremosi, burrosi, molto simili come consistenza alla panna montata.
La volva è membranacea, spessa, persistente ed inguainante nella parte basale. Il colore della stessa è interamente bianca, o con piccolissime granulazioni ocracee, questa colorazione rimane costante anche in esemplari molto maturi o vetusti, tale carattere è particolarmente importante in quanto ci aiuta a distinguerla dalla A. proxima, molto simile, che però presenta una volva ocracea.

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È ritenuta specie termofila, ma non sono impossibili, anche se rari, ritrovamenti in habitat collinari e subalpini. Predilige essenze quali Pinus e Quercus, ambienti tipici della macchia mediterranea e dei boschi litoranei, su terreni sabbiosi e calcarei. Stagione di crescita dal primo autunno fino ad inverno inoltrato.