Gli alberi

e i funghi…

Pochi territori, come ad esempio quelli della provincia di Sondrio, offrono variazioni così consistenti nei parametri climatici, geologici, pedologici (di suolo) ed orografici (esposizione, altitudine, pendenza…). Queste variazioni si riflettono direttamente sulla vegetazione che offre perciò una vasta gamma di aspetti e manifestazioni.
Si passa così da un clima tendenzialmente più mitigato in tutti i suoi aspetti (nella temperatura media come nelle sue escursioni diurne e stagionali, nell’umidità dell’aria, nella distribuzione della piovosità) all’estremo di climi con caratteri molto più “decisi” in senso continentale sino a climi sub-artici-alpini delle zone periglaciali.
Se aggiungiamo a queste rilevanti differenziazioni le variazioni orografiche e topografiche (di versante, di esposizione, di valle…) e quelle geologiche-pedologiche si può in concreto parlare di un vero ‘mosaico” climatico, che direttamente influisce sulla enorme variegatura della vegetazione della provincia che acquista tra l’altro composizioni e fisionomie diverse in funzione della quota altimetrica.

una valle di rododendri
Una valle di rododendri – Foto di Marco Moretti / Chiuro (SO)

La vegetazione si dispone quindi in quattro i fondamentali orizzonti vegetazionali:

  • l’orizzonte basale (frassino minore, roverella, castagno, farnia, olmo, pioppo, acero, tiglio, frassino, ecc.);
  • l’orizzonte montano (abete rosso, abete bianco, faggio, acero, tiglio, frassino, olmo montano, ontano bianco, carpino bianco, sorbo, pioppo tremulo, abete rosso, pino silvestre, pino cembro, acero, sorbo, pioppo tremulo e la plurizonale betulla);
  • l’orizzonte sub-alpino (abete rosso, larice, pino cembro e pino mugo, rododendro, ontano verde e salice;
  • l’orizzonte alpino (larice, pino cembro e pino mugo).

 

il sole tra i larici
Il sole tra i larici – Foto di Marco Moretti / Chiuro (SO)

Certo è che riuscire a schematizzare la situazione reale è cosa alquanto improbabile; gli stessi limiti altimetrici cui sopra si fa cenno devono intendersi del tutto indicativi sia perchè evidentemente il passaggio fra una “fascia” e l’altra è del tutto graduale sia perchè i limiti sono sensibilmente diversi sui versanti (secondo l’esposizione) così come passando dalla bassa all’alta valle (ove i climi più continentali permettono l’innalzamento del limite superiore della vegetazione arborea).

A questo punto forse qualcuno si aspetterabbe di vedere pubblicata la “mappa dei funghi in Valtellina”?…

Evidentemente ciò non è possibile; è possibile invece dare qualche semplice suggerimento per rendere più facilmente fruttuosa la ricerca:

— in primo luogo è importante legare, correlare le nuove conoscenze al tipico ambiente di crescita al quale molte specie sono strettamente vincolate; è altrettanto importante però non essere troppo “integralisti” in tal senso, affidandosi ad occhi chiusi a tabelle e schemi che, il più delle volte, sono assolutamente ed esclusivamente indicativi;

— è vero che ci sono ambienti e formazioni vegetali per loro caratteristica “ricchi” di poche specie (es. faggeti) altri invece (es. castagneti) presentano ventagli specifici molto più ampi, pure se con fortissime variazioni stagionali;

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Faggeta

— in generale vale il criterio che vanno privilegiate per la raccolta quelle località e quei percorsi che offrono una più articolata diversificazione della vegetazione; per ciascun bosco particolare sarà allora sufficiente verificare con una breve “perlustrazione” se le condizioni sono ottimali o meno ed eventualmente passare oltre;

— occorre tener conto del fatto che la “maturazione dei corpi fruttiferi” segue, come per tutte le “piante”, l’andamento stagionale che, come noto, si diversifica notevolmente secondo l’altimetria per cui, nel corso dell’anno andranno via via privilegiate, per la raccolta, le “quote altimetriche” più produttive in quella stagione.

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Abetaia

Vi diamo, comunque, alcune “dritte”:

— siete alla ricerca del pregiatissimo ovulo (Amanita caesarea)? Purtroppo è abbastanza raro ma non del tutto assente in provincia: va cercato nei boschi di castagno più aridi (con presenza di roverella) sino ai 700 m. di quota e nelle due stagioni di crescita tipiche: fine luglio e settembre anche inoltrato;

— volete fare prove gastronomiche con il lattario delizioso (Lactarius deliciosus)? Cercatelo soprattutto nei boschi aridi di pino silvestre a fine estate-autunno osservando soprattutto che ci siano… cespugli o alberelli di ginepro. Il suo simile Lactarius salmonicolor, tipico dei boschi di abete bianco è… molto meno buono e… peggio ancora è la specie legata all’abete rosso (Lactarius deterrimus); — siete alla ricerca delle pregiate spugnole di primavera (Morchella esculenta, rotonda ecc.)? Cercatele verso la metà di aprile nei boschetti aperti ed igrofili (cioè con presenza di acqua) di fondo-valle con presenza di frassini (ai bordi dei prati e con acque pulite);

— siete incuriositi dal sapore del “fungo dell’inchiostro” (Coprinus comatus)? Cercatelo nelle due stagioni di crescita (maggio e tarda estate) nei prati “grassi” e umidi. Una volta individuate le zone fertili potrete così tornarvi tutti gli anni;

— per un misto di russule (consigliamo la redditizia e veramente inconfondibile Russula virescens, la R. cyanoxantha, la più rara R. aurea, la R. vesca, nonché la massiccia e dispettosa R. mustelina che spesso ci fa ansimare per la sua somiglianza con il porcino) si dovranno invece privilegiare percorsi misti con presenza di boschi sia di conifere che di latifoglie e per tutta l’estate sino a tutto l’autunno…


Nota bene

Ci sono funghi che instaurano un rapporto simbiotico con le radici di alcune piante sopracitate, permettendo loro di assorbire tutta una serie di elementi nutritivi come zuccheri, proteine e vitamine. Dove si sviluppano “micorrize ( mycos è il termine greco per dire fungo mentre rhiza significa radice), gli alberi risultano essere più sani e vigorosi. L’intreccio di “ife fungine, costituisce una fitta rete capillare che aumentano notevolmente la capacità assorbente della radice. La simbiosi tra fungo e pianta ha luogo quindi nell’apparato radicale della pianta e comporta un reciproco scambio di vantaggi tra i due organismi coinvolti: nel nutrimento e nella creazione di un ambiente favorevole a microrganismi utili e sfavorevole a patogeni e parassiti.amanita_phalloides_2_435Nell’immaginario collettivo, tutto ciò che nuoce all’uomo è da distruggere. Non è il caso dell’Amanita phalloides qui raffigurata perché, se è vero che venti grammi di questo fungo possono uccidere una persona, è altrettanto vero che nell’economia della natura la phalloides gioca un ruolo importante.  Vive infatti in simbiosi con parecchie specie di alberi e ne facilita la crescita. 

I funghi simbionti stabiliscono rapporti con gli alberi attraverso le micorrize.  La micorriza è un particolare tipo di associazione tra un fungo e una pianta: il processo inizia quando le spore fungine germinano e formano sottili filamenti aderenti alle radici degli alberi. I filamenti, detti ife, si diramano nel sottosuolo alla ricerca di acqua e di sali minerali: tali elementi sono poi ceduti alla pianta verde e da questa elaborati attraverso la fotosintesi clorofilliana. In tal modo i sali minerali e l’acqua raccolti nel sottosuolo diventeranno sostanze nutritive che, ritornate alle radici, forniranno al fungo gli elementi che ne permettono la sopravvivenza. Il fungo vero e proprio compare infatti solo in determinati periodi per compiere la funzione riproduttiva: in poche giorni cresce, matura e lascia cadere le spore.
Con il termine ife si indicano i filamenti unicellulari o pluricellulari, uninucleati o polinucleati di forma cilindrica allungati, che disposti uno sull'altro formano il micelio, ovvero il corpo vegetativo dei funghi.

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