Classe: Mammiferi
Ordine: Ungulati
Sottordine: Artiodattili
Famiglia: Bovidi
Genere: Rupicapra
Specie: Rupicapra Rupicapra (Linneo 1758)
N.B – tutte le foto dei camosci sono di Rottonara da Pixabay
Il maggior contatto che il camoscio ha con l’uomo ne riguarda la caccia. Considerazioni a parte, si ricorda che l’immagine del camoscio ricorre assai spesso nella simbologia araldica di molte famiglie e comuni italiani di origine settentrionale. Non bisogna poi dimenticare che il camoscio è stato uno degli elementi figurativi più tipici della pittura ottocentesca interessata sia a scene di caccia che a romantiche visioni alpestri.

Trattasi infatti di un animale molto timido, rimasto sempre lontano dall’uomo padrone e addomesticatore di animali. Resta comunque abbastanza facile avvicinarlo se si procede controvento, ha infatti un olfatto eccezionale. Ma appena se ne accorge dell’umana presenza, è capace di fuggire saltando e danzando tra le rocce perchè la sua forma, il suo colore, il suo movimento agile, veloce e sicuro, sono in armonia con l’ambiente in cui vive. Può accadere però anche che un maschio non scappi davanti all’uomo, ma sbuffi col naso e batta nervosamente il terreno con una zampa anteriore, come a rivendicare il possesso del territorio o addirittura a voler intimorire.
Il camoscio, appartiene alla famiglia dei bovidi, sottofamiglia caprini. Il maschio può raggiungere un peso fino a 50 kg; la femmina è invece generalmente più piccola.
Un carattere distintivo tra i due sessi, oltre alla mole, è la forma delle corna, nei maschi più robuste e incurvate.In Valtellina è diffuso un po’ dappertutto; raggiunge una concentrazione discreta nelle riserve e nelle zone di ripopolamento e adiacenze. La distribuzione altitudinale va da 400 m. (solo per alcuni fondovalle come in Val del Liri) a 3000 m. È animale che ama vivere in branchi che, nel periodo amoroso (novembre), possono raggiungere anche una consistenza eccezionale. Nel branco vige un regime di matriarcato, comandando una vecchia femmina sulle altre femmine e sui piccoli fino a tre anni; i maschi stanno solitamente appartati tranne il periodo degli amori.
Con l’approssimarsi dell’inverno il mantello cambia: i peli estivi di colore ruggine sono sostituiti da altri più lunghi e di colore nerastro che proteggono meglio dal freddo l’animale che, tuttavia, sembra insensibile alle basse temperature, soffrendo piuttosto per il caldo estivo. Il nutrimento nella stagione invernale è costituito da ben poca cosa: scavando nella neve trova e mangia rametti, cortecce di alberi, radici, ginepri e rododen dri. In primavera tarda, maggio e giugno, la femmina partorisce: un piccolo – raramente due – che è in grado di seguirla dopo poche ore dalla nascita. La giovane femmina diventa fertile già al secondo anno di vita. Il camoscio può raggiungere l’età di 20 anni.